CON L'ADESIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

 PREMIO INTERNAZIONALE

COSIMO FANZAGO

XIV EDIZIONE, 10 giugno 2015
Palazzo Donn'Anna
Teatrino di Corte  -  Fondazione De Felice, Napoli

cosimo fanzago        defelice
Teatro Fanzago


LE MOTIVAZIONI

ad  ALESSANDRO BARBANO,  Direttore de IL MATTINO

La forza della cronaca, il coraggio della cultura.
Laureato in Giurisprudenza all’università di Bologna, è giornalista, scrittore, docente e, dal dicembre 2012, anche direttore del quotidiano “Il Mattino”, dove è giunto al termine di lungo percorso che l’ha visto scrivere per numerosi giornali, a cominciare da quelli della sua regione, in primis il “Quotidiano di Lecce” e “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Una brillante carriera giornalistica che l’ha portato anche alla “Gazzetta dello Sport”, con il ruolo di responsabile dell’edizione campana, e al “Nuovo quotidiano di Puglia”, dove in tredici anni è capo dell’edizione Marche, capocronista nella redazione di Roma, responsabile delle edizioni regionali, capo degli Interni e vicedirettore. Inoltre ha insegnato teoria e tecnica del linguaggio giornalistico, organizzazione del lavoro redazionale, sociologia delle comunicazioni di massa, retorica, linguaggi e stili del giornalismo, e giornalismo politico ed economico all’Università La Sapienza di Roma, all’Università del Molise e alla Link University. È autore di apprezzati saggi dedicati al giornalismo e libri su temi di carattere politico e sociale, tra i quali ricorderemo “Professionisti del dubbio”, “L’Italia dei giornali fotocopia”, “Degenerazioni, droga, padri e figli nell’Italia che cambia”, “Studiare da giornalista”, “Dove andremo a finire?”. Per restare nel mondo della carta stampata nel 2102, con l’editore Laterza, ha pubblicato il “Manuale del giornalismo” scritto in collaborazione con Vincenzo Sassu.

Gli viene assegnato il Premio Fanzago 2015  “perché con il suo insediamento il principale quotidiano della città ha accentuato le sue attenzioni - sia in termini di nuda cronaca sia di dibattiti ed opinioni – nei confronti delle fondamentali questioni relative al patrimonio storico artistico e verso tutte le problematiche o le emergenze architettoniche ed urbanistiche della Napoli di questi ultimi anni”. 



ad  ANTONIO BUONAJUTO,  Presidente della Corte d'Appello di Napoli

Antonio Buonajuto: La legge come pilastro, i pilastri delle leggi.
nato a Ercolano nel 1942, coniugato con tre figli, Antonio Bonajuto vanta un curriculum professionale di alto profilo, che ha il suo abbrivio a Parma nella seconda metà degli anni Sessanta quando, dopo un biennio nell’Amministrazione civile del ministero dell’Interno come consigliere di prefettura, entra in magistratura assumendo poi le funzioni di giudice presso il Tribunale di Milano. Nel 1972 è alla Pretura di Napoli con le funzioni di pretore e, poi di giudice del lavoro; nel 1979 è giudice alla sezione lavoro del Tribunale di Napoli e, dal 1983, presso la prima sezione civile. Eletto al Consiglio Superiore della Magistratura per la consiliatura 1986-1990, è stato nell’ordine: presidente della III Commissione, componente della Commissione per la Riforma giudiziaria e relatore dei pareri sui Consigli giudiziari e le riforme del processo civile e del processo penale. Nominato sostituto procuratore generale presso la Corte Suprema di Cassazione, ha concepito e diretto l’Ufficio per la documentazione della Procura Generale; ha presieduto la Giunta dell’Associazione nazionale magistrati della Suprema Corte; è stato componente della Commissione per la revisione del Codice di procedura civile.
Nel 2001, poi, viene nominato presidente della Sezione lavoro della Corte d’Appello di Napoli; quindi nel 2006 diventa presidente della Corte d’appello di Perugia, e infine nel 2009 della Corte d’Appello di Napoli, incarichi conferitegli con votazioni unanimi. E’ componente della Commissione per la revisione del Codice di procedura civile e del primo Consiglio direttivo della Scuola per le professioni forensi della Università Federico II di Napoli. Ha trovato anche il tempo per dare alle stampe importanti opere in materia di lavoro e di diritto della concorrenza.

Gli viene assegnato il Premio Fanzago 2015per il suo spirito di abnegazione a difesa della giustizia e anche per la sensibilità culturale manifestata pure negli sforzi effettuati per il recupero della vecchia sede dei tribunali di Napoli, lo splendido palazzo-castello di Castelcapuano, che ha portato avanti con la costituzione, nel 2011, della Fondazione Castelcapuano, nella quale riveste il delicato ruolo di presidente del Comitato scientifico”.


a MIMMO JODICE, Artista

Mimmo Jodice
Gli occhi sul mondo, lo sguardo del mondo.
Nato a Napoli nel 1934, città dove vive, è unanimemente considerato uno dei grandi fotografi italiani e non solo. Fotografo di avanguardia da oltre mezzo secolo è attento alle sperimentazioni e alle possibilità espressive del linguaggio fotografico ed un protagonista instancabile nel dibattito culturale che ha portato alla crescita e successivamente alla affermazione della fotografia italiana anche in campo internazionale. Tra gli anni Sessanta e Settanta si fa notare per una serie di sperimentazioni sui materiali e sui codici della fotografia, usando il mezzo non come strumento descrittivo, ma creativo. E vive a stretto contatto con i più importanti artisti delle neo avanguardie che frequentavano la Napoli di quegli anni, come Wahrol, Beuys, De Dominicis, Paolini, Kosuth, Lewitt, Kounnellis, Nitsch e molti altri, dedicandosi sempre più alla fotografia di ricerca concettuale. Nel 1980 pubblica “Vedute di Napoli”, dove avvia una nuova indagine sulla realtà, lavorando alla definizione di un nuovo spazio urbano e del paesaggio, e scegliendo una visione non documentaria ma sottilmente visionaria, di lontana ascendenza metafisica, alla quale resterà sempre fedele; una ricerca quest’ultima che segna una definitiva svolta nel suo linguaggio. E’ quel “vedutismo” moderno che sarà uno dei suoi temi più cari e una cui sintesi - con immagini delle città del mondo - confluirà nella mostra “Villes Sublimes” al Museo McCord a Montreal. Troppo lungo l’elenco delle esposizioni e dei premi più prestigiosi, ricorderemo soltanto la mostra “Expression of Human Condition” al San Francisco Museum of Art (con Diane Arbus, Larry Clark, William Klein, Lisette Model) nel 1981; il libro  “Mediterraneo” (basato su una ricerca cominciata nell’85) pubblicato da Aperture a New York;  nel 2003 l’Accademia dei Lincei gli ha conferito il prestigioso premio “Antonio Feltrinelli” (per la prima volta assegnato alla Fotografia) e in quello stesso anno il suo nome è stato inserito nell’Enciclopedia Treccani; nel 2006 l’università “Federico II” gli ha conferito la laurea Honoris Causa in Architettura; nel 2009 il Palazzo delle Esposizioni di Roma gli ha dedicato una grande retrospettiva che è stata replicata con analogo successo a Parigi, alla Maison Européenne de la Photographie; nel 2011 il Museo del Louvre lo ha invitato a esporre la sua personale intitolata “Les Yeux du Louvre”, e il ministero della Cultura francese gli ha conferito l’onoreficenza di “Chevalier de l’Ordre des Art et des Lettres”.

Gli viene assegnato il premio Fanzago 2015:Per aver portato con la sua arte l’immagine di Napoli oltre i confini del già visto e per aver condotto, con il suo genio, la fotografia oltre lo specchio di Alice dell’immaginario collettivo”.


a NINO MASUCCI, Amministratore del Museo della Cappella Sansevero

Il pragmatismo della passione.
Difficile essere napoletano come il napoletano Carmine (Nino) Masucci. Nel senso che il suo essere napoletano ha qualcosa di vulcanico e di rinascimentale insieme. Nato e cresciuto alla Calata San Marco, per 38 anni docente di diritto commerciale nella neonata università di Salerno, ora dice con legittimo orgoglio: «In tutto questo periodo ho avuto oltre 25 mila studenti». Civilista di grido, ha  difeso con successo imprenditori e giornalisti famosi. Inoltre ha firmato statuti come quello del Festival di Giffoni. Una passione nata tra le mura di casa: «Anche mio padre era un legale, come mio nonno e i miei ascendenti da più di dieci generazioni; sarà stata una questione di dna, mi sono laureato a 21 anni e a 24 ero già in servizio, all’ epoca il più giovane avvocato d’ Italia». Ma a regalargli una notorietà internazionale è stata un’altra passione, che si potrebbe forse meglio definire una “missione”. Con la moglie Fiammetta Rutoli, discendente diretta di Raimondo di Sangro principe di Sansevero, e maggiore comproprietaria, con i figli Fabrizio e Maria Alessandra si prende cura della settecentesca Cappella barocca un’impresa non facile e tuttavia portava avanti con gran successo: da anni è tra i monumenti più visitati di Napoli, al punto da superare persino i grandi musei pubblici. Per non farsi mancare niente, collabora con quotidiani e riviste e, tanto per gradire, pur essendo uno dei pochi superstiti a praticarlo da dilettante, è un fuoriclasse del bridge: per tre volte campione italiano (nel 2010 ha rappresentato l’Italia nel campionato mondiale qualificandosi al sesto posto). Una passione, quella per le carte, che nel 1995 gli ha fatto organizzare un torneo pubblico (il bridge è una disciplina del Coni) in piazza san Domenico Maggiore.
Prima come marito e poi come avvocato, le vicende della Cappella Sansevero cominciano a coinvolgerlo fino a quando non si arriva alla sua completa ristrutturazione fra il 1988 e il 1990. Un impresa storica: è stato quello il primo restauro compiuto nel più grande centro storico del Paese ad opera in prevalenza di abitanti del quartiere. Non solo. Un paio d’anni dopo, tra il 1992 e il 1993, Masucci perfezionò il sistema dell’azionariato popolare per restaurare la statua del Corpo di Napoli in piazzetta Nilo: dopo aver costituito un comitato, ha distribuito migliaia di cartoline per poter versare dei piccoli contributi, hanno risposto in settemila mila,  con un incasso di 12 milioni di lire che hanno permesso di far tornare la statua al suo antico splendore. Quattro anni dopo un referendum popolare lo elegge «cittadino doc», nel 2006, con una cerimonia al ministero della Cultura gli consegnano il premio nazionale “Salvalarte” di Legambiente.

Gli viene assegnato il premio Fanzago 2015:Per lo straordinario lavoro fatto per la salvaguardia, la valorizzazione e la promozione della Cappella Sansevero sino a farne un simbolo di Napoli e uno dei monumenti più visitati nel Mezzogiorno”.


a GIANNEGIDIO SILVA, A.D. Metropolitana di Napoli S.p.A.


Giannegidio Silva
La luce del sottosuolo, la speranza del futuro.
Milanese di Seregno, si laurea nel 1966 in Ingegneria civile presso il Politecnico di Milano, dal 1995 è l’uomo che nel rumoroso silenzio del sottosuolo partenopeo ha dato vita e sta facendo crescere il sogno di una linea su ferro finalmente degna di una grande città. E’ infatti il presidente e l’amministratore delegato della Società “Metropolitana di Napoli SpA” (che per la cronaca ha sede in via Galileo Ferraris) cioè la concessionaria per la progettazione e la costruzione della metropolitana di Napoli. E’ lui, con i suoi uomini, che sta cercando di colmare la quasi secolare lacuna di un sistema di trasporto su ferro paragonabile alle metropoli europee e mondiali. Compito arduo al quale si è preparato adeguatamente grazie ad una carriere di alto profilo. Tra le tappe più importanti ricorderemo solo la lunga militanza nel gruppo Cogefar (poi Cogefar - Impresit) , il ruolo di direttore tecnico della Società “Prodilog spa” (con sede a Parigi) e della Società “Prefim”. Dal 1976 al 1985, inoltre, assume la direzione di importanti lavori in Italia nei settori della produzione energia (alla centrale termoelettrica di Civitavecchia e quella idroelettrica di Entraque), delle opere a mare (a Civitavecchia e a Brindisi), degli aeroporti (Torino Caselle). Dal 1982 al 1991, poi, è direttore generale del consorzio per la realizzazione delle opere civili principali della centrale Termonucleare di Montalto di Castro (un’operazione da 1.300 miliardi); è direttore centrale per i lavori Cogefar nel Centro e Sud Italia, compresi alcuni relativi alla ricostruzione post-terremoto, i viadotti (come quello del Corso Malta a Napoli), grandi opere idrauliche (come l’acquedotto della Campania Occidentale e la galleria Pavoncelli) e nell’ambito del lavori per Italia ’90 la ristrutturazione dello stadio Olimpico. Con il gruppo Icla si occupa degli immobili per il Laboratorio Cnr a Milano Bicocca, dell’edificio universitario di via Marina e di 2 torri del Centro Direzionale di Napoli. Altre imponenti opere sono realizzate sotto la sua supervisione in Belgio (Palazzo del Consiglio dei Ministri), Francia (autostrade e ferrovie), ed ancora in Gran Bretagna, Germania e nel Principato di Monaco.
 
Gli viene assegnato il premio Fanzago 2015 “per l’impegno profuso nella complessa opera di realizzazione della Metropolitana di Napoli, una sfida fondamentale per la vivibilità dei napoletani e per il futuro urbanistico e sociale della città”.




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